BEE ETHIC: I DUE IMPRENDITORI UMBRI CHE VOGLIONO SALVARE LE API DALL’ ESTINZIONE

Si sa che le api non stanno passando la loro stagione migliore, e sono in molti a credere che queste piccole amiche dell’uomo vivano ormai un concreto rischio di estinzione. Per fortuna c’è chi si prende cura di loro e studia soluzioni sempre nuove, che migliorano la loro già molto precaria esistenza. 

 

Gli australiani Stuart e Cedar Anderson, padre e figlio, si sono ad esempio inventati un alveare speciale, da cui raccogliere il miele senza bisogno di aprirlo—quindi senza disturbare le api e soprattutto senza rischiare di essere punti. Nel 2015 hanno lanciato il loro prodotto su IndieGoGo e hanno raccolto più di un milione di dollari. 

La profezia di Einstein sulle api

Meglio ancora hanno fatto due italiani che, più che alla sicurezza o alla comodità dell’apicoltore, hanno pensato a come risolvere un problema ben più grave. Mauro Tagliaferri ha trentadue anni e ha da tempo una passione per le api.

Mauro è uno che ha preso sul serio l’affermazione attribuita a Albert Einstein (“Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”) e da qualche anno si è messo in testa di salvarne il più possibile.

A 24 anni aveva già capito, gestendo le arnie nella casa di famiglia dove è cresciuto—a Santa Cristina, una vallata tra Perugia e Gubbio dove l’ecosistema ancora funziona—, che le api avevano bisogno di aiuto.

Ben presto abbandona gli studi universitari in ingegneria e si appassiona sempre di più all’apicoltura, studiando e sperimentando. Finché un giorno non s’imbatte in uno studio nuovissimo dell’Università di Tubinga ed è allora che la lampadina si accende.

Il sistema Bee Ethic

Insieme al fratello Ascanio, ingegnere e imprenditore nel settore del fotovoltaico di qualche anno più grande, fonda un’impresa che potrebbe rivoluzionare la vita degli apicultori (e delle api). Infatti, dal 2015 Bee Ethic offre il primo sistema brevettato che consente di controllare ed eliminare la riproduzione dell’acaro Varroa, oggi considerato una delle principali cause della moria delle api – e insieme climatizzare l’arnia, garantendo massime produzioni.

L’idea che sta dietro Bee Ethic è molto semplice eppure nessuno aveva pensato, prima di Tagliaferri, di metterla in pratica: l’acaro muore a 40 gradi mentre le api sopportano benissimo le temperature elevante (fino a 44 gradi). Semplice, ma efficace al 100 percento. Tuttavia, non è pratico né economico, per gli apicoltori, rimuovere i telaini dagli apiari e spostarli in forni per uccidere la Varroa tutte le volte che se ne presenta la necessità. Tagliaferri s’inventa allora degli speciali telaini che possono essere montati in qualunque apiario e hanno incorporato nella propria struttura un sistema di “climatizzazione” preciso, accuratamente progettato per evitare sbalzi di temperatura e campi magnetici”.

Crescere e innovare in maniera sostenibile

Questo sistema, che oggi ogni apicoltore può comprare e che i due giovani imprenditori umbri stanno esportando anche negli Stati Uniti e in Svizzera è utilizzato già dal 10% dei più grandi apicoltori italiani ed è pronto per ulteriori innovazioni tecnologiche.

“Abbiamo cominciato a essere sostenibili ora”, racconta Mauro Tagliaferri, “dopo quasi due anni di vendite, passati a girare l’Italia e non solo per farci conoscere. Abbiamo avuto un finanziamento pubblico di 50mila euro dalla Regione Umbria e un altro privato di 110mila euro, ma ne abbiamo spesi altrettante per partire. Le arnie le produciamo noi, con una piccola squadra di operai. Oggi fatturiamo 80/100mila euro l’anno.

Il prossimo step sarà quello di portare la centralina dentro l’arnia in modo da rendere il tutto più maneggevole”. Per finanziare questo nuovo sviluppo, anche i fratelli Tagliaferri stanno per lanciare la loro campagna di crowdfunding su IndieGogo.

L’obiettivo finale è quello di rendere competitiva una biotecnologia che non faccia ricorso alla chimica e che garantisca un ritorno economico anche per il piccolo imprenditore. In Italia, questa sensibilità esiste ancora e in questi giorni si tiene proprio in Italia la principale fiera europea del settore. Ma non è ovunque così.

“Nel mondo oggi si parla di una perdita del 20%-30% della produzione di miele”, spiega Tagliaferri. “In Usa le cifre sono ancora più alte, perché le api hanno sviluppato una farmaco-resistenza ai prodotti contro la Varroa e per i danni causati dai pesticidi.” “Oggi gran parte del miele che troviamo al supermercato viene dalla Cina o dall’Argentina ed è spesso falso miele, realizzato con additivi o con zucchero di riso. Non pensiamo che soltanto lavorando nel rispetto delle api e della natura si possa fare qualcosa di utile”.