AFRICANIZED BEES – Origine, rischi, gestione

La storia

L’ape da miele africana, Apis mellifera sc utellata è una sottospecie dell’ape da miele occidentale, Apis mellifera L innaeus, vive naturalmente nell’africa sub sahariana ma è stata introdotta nelle americhe a partire dagli
anni 50. Inizialmente solo le sottospecie europee di api da miele furono introdotto nel continente americano, più nel Nord America, dove trovarono terreno fertile a causa del clima temperato, meno nel centro e sud america dove erano ostacolate dal clima tropicale e subtropicale. A causa, quindi, delle basse performance dell’ape europea in Brasile, negli anni ‘50, Warwick Kerr, uno scienziato brasiliano vi importò l’ A. m. scutellata. Il dott. Kerr sperava che attraverso la selezione artificiale l’ape africana si sarebbe rivelata utile per gli apicoltori brasiliani. I suoi sforzi iniziali furono rivolti a cercare di selezionare varietà più docili. Le api africane però sciamarono accidentalmente, fuggendo dalla quarantena e cominciando così a diffondersi incontrollate attraverso il Brasile ed altre aree del Sud America. Tutte le sottospeci e di Apis mellifera possono fecondarsi e ibridarsi tra loro, di conseguenza, con lo spostamento delle api africane in zone precedentemente occupate da api europee, l’ibridazione fra le due specie divenne frequente. Nasce così l’ape africanizzata. L’ape africana è la sottospecie pura, le africanizzate sono gli ibridi.


Distribuzione

La diffusione delle api africane e la ibridizzazione delle europee si propagò per circa trecento chilometri annui, in una delle più impressionanti forme di invasione biologica di tutti i tempi. Negli anni ‘90, dopo aver saturato l’ecosistema centro americano, le api da miele africanizzate cominciarono a diffondersi negli USA, per fortuna con un
tasso di espansione più basso di quello riscontrato in sud america a causa delle temperature più basse.

Descrizione

Le api africane non possono essere distinte facilmente dalle europee nonostante siano tendenzialmente più piccole delle loro cugine. I laboratori utilizzano spesso metodi morfometrici per distinguere sia gli ibridi dalle pure africane che il livello di ibridizzazione. In alcuni casi è stato necessario ricorrere, per le colonie sospette, ad analisi genetiche.
Forti differenze fra loro sono di tipo caratteriale. Le api africanizzate sono molto più diffidenti ed aggressive. In Europa l’apicoltura ha selezionato sottospecie “gentili”, mentre in Africa la pratica comune della raccolta del miele, che prevede la distruzione dell’alveare, ha selezionato al contrario varietà aggressive. Ci sono, infine, le pressioni selettive elevate determinate sulle api africane da un ambiente sicuramente più difficile per loro rispetto alle cugine europee. Inoltre, mentre le api europee tipicamente attaccano un intruso con un gruppo 10-20 individui, le africane attaccano in centinaia; le africane, inoltre, difendono un’area più ampia e necessitano di stimoli più lievi per partire
all’attacco. Per queste caratteristiche, quindi, possono facilmente uccidere grandi mammiferi, compreso l’uomo, da cui il soprannome di “api killer”.


Le api africane sono più piccole ed hanno meno veleno delle europee. La morte in seguito ad attacchi di ape africana è causata infatti, tranne per i casi di specifica allergia, dal grande numero di punture. Altre differenze di comportamento riguardano il fatto che le africane sciamano con molta più frequenza delle europee. Le europee sciamano da una a tre volte l’anno, mentre le africane anche dieci volte per anno in sciami inferiori per numero. Le api africane inoltre si riproducono più velocemente delle europee, saturano presto le aree che occupano, e spesso abbandonano completamente l’alveare se sono frequentemente disturbate (comportamento tipico in
apicoltura). Le api africane sono anche meno selettive delle europee rispetto alla scelta del luogo dove stabilirsi e si adattano anche a piccole cavità, rendendo così il rischio di incontri accidentali molto probabile. Un altro ‘curioso’ comportamento delle api africane riguarda l’aggressione di altri alveari a danno di colonie europee. Piccoli sciami africani contenenti una regina spesso atterrano all’esterno di un alveare europeo. Con il tempo le api operaie africane cominciano a scambiare cibo e feromoni con le operaie europee consentendo nel tempo “l’adozione” delle africane dallo sciame europeo. In qualche modo la regina europea muore (si ritiene uccisa dalle africane) e la regina africana è introdotta nella colonia diventandone la matriarca. Le europee, invece, non solo non mostrano questo comportamento, ma ne rimangono spesso vittime. Infine le api africane tendono a volare di più, usano più propoli, producono più esemplari maschili in proporzione, le loro colonie crescono più velocemente, tendono ad essere più piccole delle europee e tendono a conservare meno cibo (miele) rispetto alle europee probabilmente essendo native di regioni con meno escursioni climatiche stagionali.
Ciclo di Vita e biologia

Essendo le api africane più resistenti a molti parassiti e patogeni delle europee, compresa la Varroa, ciò le rende praticamente la sola varietà superstite allo stato brado in nord america.


Rischi pubblici

Le api africanizzate rappresentano un pericolo serio per gli uomini. I bambini, gli anziani e le persone con limitata capacità motoria sono evidentemente i soggetti più a rischio. Le api africane sono irritate dalle vibrazioni (per esempio di auto o trattori) e la loro capacità di colonizzare anche piccoli anfratti aumenta la possibilità di entrare in contatto con gli uomini. Nei territori in cui è presente questa specie è necessario quindi prendere alcune precauzioni. In caso di attacco innanzitutto bisogna allontanarsi velocemente dall’alveare usando una maglia o altro per proteggere la testa e soprattutto le vie respiratorie, correndo, se possibile, attraverso erba alta o piccoli alberi. Non si deve assolutamente provare a rimanere fermi e tentare di scacciare le api, perchè non funzionerà; ci si deve allontanare il più velocemente possibile e cercare riparo in un luogo chiuso. Non è utile neanche saltare in acqua o nascondersi in un cespuglio fitto, perchè le api africane rimangono in atteggiamento di difesa per molto tempo, e se ci si mette in condizioni di limitata mobilità i rischi evidentemente aumentano di molto. Quando si viene punti bisogna rimuovere il pungiglione il più presto possibile, grattandolo via piuttosto che tirandolo, e se si cominciano ad avvertire difficoltà di respirazione è necessario farsi vedere immediatamente da un dottore.

Impatto economico

L’impatto economico delle api africane può essere molto importante. Gli allevatori di api europee riscontrano una sostanziale diminuzione delle risorse per i propri sciami a causa della maggiore concorrenza nell’area. Le api africane inoltre possono influire negativamente sull’ambiente. La densità delle colonie è molto alta ed impatta sugli equilibri di ecosistema di flora e fauna.

Gestione

Le api da miele africane impollinano e producono miele esattamente come tutte le altre razze di api da miele; gli apicoltori sudafricani usano questa sottospecie normalmente da sempre e con ottimi risultati. Ovviamente per evitare contaminazioni ambientali potenzialmente disastrose, l’utilizzo di api africane può avvenire solo in territori in cui la razza è già presente ma nel contesto giusto, lontano da luoghi abitati. Le api africane possono, quindi, essere gestite con efficienza e sicurezza a patto che l’apicoltore acquisisca alcune competenze specifiche necessarie alla loro gestione. La gestione delle colonie di api africane è stata scoraggiata negli Stati Uniti per ragioni legislative e di percezione pubblica del rischio mentre è accettata in America Centrale e del Sud. Gli apicoltori di queste aree utilizzano alcuni accorgimenti: per diminuire i rischi di attacco dispongono colonie singole piuttosto che strutture con alveari multipli in modo da evitare di dover disturbare ripetutamente la colonia mentre si opera sulle altre. In secondo luogo gli apicoltori utilizzano molto fumo. Si ritiene che il fumo mascheri il feromone di allarme delle api indebolendo la risposta difensiva della colonia. E’ importante ricordare che il fumo aiuta ad ostacolare la propagazione dell’allarme ma non ha alcun effetto sedativo se l’allarme si è già diffuso nella colonia, quindi va utilizzato in abbondanza appena prima delle operazioni sull’alveare. Gli apicoltori che gestiscono api africane indossano appropriati indumenti protettivi quali tuta antiapi completa, stivali, guanti e velo. Le api africane attaccano i colori scuri per questo, in molti casi, il velo di protezione per il viso di tipo oscurato per la protezione dal sole viene ricoperto dalle api. Gli apicoltori che lavorano con api africane utilizzano quindi veli chiari e nastro adesivo per ben sigillare le giunture con i guanti e gli stivali.